Le traduzioni delle canzoni dall’inglese all’italiano sono state rispettose: “Ho cercato di essere fedele perché un traduttore non deve mai metterci del suo. Anche nel caso di ‘Servire qualcuno’, ho tradotto ‘You may be the head of some big TV network’ con ‘Puoi essere il padrone di una TV privata’, senza alcun tipo di riferimento allo scenario italiano. Qualche piccolo tradimento veniale è dovuto alla metrica inglese ma mi premeva che uscisse qualcosa di piacevole, dolce e musicale in italiano”.
Paola “Funky” Gallo porta Francesco a una piccola digressione calcistica stuzzicandolo sul primo posto perso dalla sua Roma nel match di sabato contro l’Inter: “Quando ero ragazzo ero nerazzurro, mi schieravo coi vincitori. Era l’Inter di Angelo Moratti di cui sapevo la formazione a memoria (e la cita in diretta, ndr)”. Poi per un certo periodo abbandonai il calcio, subendo il fascino della politica e del ’68. Fui riconvertito giallorosso da Venditti che incominciò a massacrarmi con la Roma. Lui ha scritto l’inno più bello del calcio, voi uno così ve lo sognate…”.
Alla domanda sul perché nel disco non ci siano i successi più famosi di Dylan, De Gregori risponde: “Quei pezzi sono talmente scolpiti nella memoria che non mi è venuto in mente di tradurli. Non mi sono azzardato, suonano bene solo con lui. Con le altre si poteva fare. Si tratta di canzoni poco conosciute ma bellissime. Ad esempio, ‘Dignità’ e ‘Una serie di sogni’ sono praticamente sconosciute allo stesso Dylan”.
Una parte del titolo dell’album, “Amore e furto”, riprende il nome di un disco dell’artista americano: “In quel lavoro Dylan denuncia i suoi prelievi di citazioni da altri. Il concetto richiama alla sua idea di arte: l’artista prende spunto sempre da qualcosa che è venuto prima. Se io copio qualcosa da qualcuno, poi passa attraverso di me ed esce diversa, con buona pace di chi giudica. Anche il pittore più astratto ha preso qualcosa da Michelangelo…”.
Al rientro dalla pubblicità, Il Principe chiarisce una volta per tutte i dubbi sui primi versi di “Alice”: “Nascono da Alice nel Paese delle Meraviglie. I gatti mi sono venuti in mente dallo Stregatto protagonista della storia. Il resto è il frutto di associazioni libere da lettino dello psicanalista. Non ci andavo ma approfittavo della musica per auto-analizzarmi”.
Prendendo spunto da una frase contenuta nel suo libro “Guarda che non sono io”, Paola chiede: “E’ vero che oggi nessuno avrebbe investito su De Gregori?”. Francesco risponde così: “Non so, Quando ho iniziato facevo musica diversa dal resto, ma ho trovato chi mi ha incoraggiato e ha investito su di me. ‘Consigli?’ Continuare a scrivere la musica che si ama e non sforzarsi di scrivere la canzone di successo. Se poi va male non sai dove sbattere la testa…”. “E’ quindi la coerenza che ti ha condotto fino a qui?”, gli chiede Paola. “Spero di no, non basta quella. Spero che sia la piacevolezza musicale. Quando canti, scrivi e suoni tutto torna. Ma vedere, ad esempio, che i tuoi pezzi stanno in piedi anche con altri interpreti (Ligabue, Malika Ayane, Elisa, Giuliano Sangiorgi, ndr) mi inorgoglisce. Fanno bella figura loro e la fanno fare anche a me”.
In “Mondo Politico” c’è una frase in particolare che colpisce Paola: “La saggezza sta fuori dal tempio, si disfa sul marciapiede, non è d’aiuto non è d’esempio”: “Si riferisce al ruolo degli intellettuali. Intellettuale è una parola che puzza sempre. Il mondo politico di oggi avrebbe bisogno di ascoltarli, invece si ricorda di loro solo quando gli fa comodo. Il vero intellettuale sta fuori dalla mischia e dice le cose scomode, come faceva Pasolini (di cui oggi ricorre il 40° anniversario della morte, ndr). Era un uomo che pungolava la politica, che dava suggerimenti. Ecco mi piacerebbe che il nuovo sindaco di Roma facesse una bella cena con gli artisti, uomini di cinema, arte e musica, e che chiedesse loro consigli. Mi sembrerebbe un buon inizio per qualsiasi sindaco”.
I prossimi impegni di De Gregori riguardano un tour al via a marzo: “Parte da Roma, poi facciamo i teatri. Per questo non ho nuove canzoni in mente, aspetto la fine della tournée. Ho delle idee perché faccio l’autore ma le lascio scorrere, non le sto fermando. Per ora non c’è ancora la matita sul foglio…”.