News01 dic 2020

Cesare Cremonini presenta il suo libro Let them talk a Radio Italia

Parla della mamma Carla, di Eros Ramazzotti e di tanto altro

Oggi (1 dicembre), nel giorno di uscita del suo libro Let them talk - Ogni canzone è una storia, Cesare Cremonini è stato ospite di Daniela Cappelletti a Radio Italia
Il cantante non ha solo spiegato alcuni capitoli del libro: ha anche raccontato aneddoti della sua vita. Ha parlato delle "tre generazioni che si scontravano" a casa sua e della vicinanza che Eros Ramazzotti gli ha dimostrato dopo un intervento alle corde vocali.
(Daniela Cappelletti) Oggi esce il tuo libro, Let them talk - Ogni canzone è una storia...
(Cesare Cremonini) Oggi, a Bologna, le più importanti librerie avevano in vetrina il mio libro. È stato emozionante. Il progetto di questo libro è nato qualche tempo fa, fuori dalla pandemia, prima del concerto di Imola, che poi è stato posticipato. Però, con la pandemia, ho cambiato strada. Tra l'altro, nel mentre parlavo con Michele Monina (che ha curato il libro) del mio percorso personale. Così, insieme, abbiamo cambiato percorso: abbiamo deciso di entrare nella mia vita e nelle mie canzoni. 
(DC) Hai preso per mano una generazione e l'hai accompagnata. Non l'hai mai lasciata sola. Anche nel libro hai fatto così. Non racconti solo dei tuoi dolori e delle tue gioie, ma anche dei dolori e delle gioie che tutti possono vivere...
(CC) Sì, il mio modo di scrivere non è autoriferito. Scrivo per persone con antenne rivolte verso gli altri. Io cerco un contatto con gli altri. Le mie canzoni abbracciano gli altri. Questo libro è un modo per far vedere pezzi della mia vita che, secondo me, possono essere vissuti da altre persone. 
(DC) I titoli del libro sono i titoli delle tue canzoni. C'è però una grande assente: Un giorno migliore..
(CC) Tra l'altro, ieri (30 novembre), era il compleanno di ...Squérez? dei Lùnapop che è uno dei 10 album più venduti di sempre in Italia. Alcuni pensano che questo disco sia ingombrante; in realtà, non è così. Dopo quell'album, la mia vita è diventata più densa. Mi sono preso sulle spalle il ruolo del cantautore.   
(DC) Sei stato attratto dal palco fin da piccolo...
(CC) E' stato una sorta di Big Bang. La musica mi ha rapito, anche dalla mia vita privata. Non sono più tornato a casa. Un libro serve anche a questo: a raccontare cosa ho vinto e cosa ho perso.
(DC) Ti descrivi come un ragazzino timido, che si sentiva un brutto anatroccolo che voleva diventare un cigno. Un ragazzino che rubava i soldi dal portafoglio del papà per comprare dei regalini alle compagne di classe...
(CC) La timidezza è stata un ostacolo che ho voluto superare. Il primo "palco" che mi ha affascinato è stato quello dei chierichetti. Loro avevano una divisa, suonavano una campana, erano su un palco e guardavano dall'alto la folla. Ho iniziato presto a suonare. Avevo 6 anni e ho cominciato con il piano. A 12, poi, ho iniziato a scrivere canzoni. 
(DC) A volte è importante ricordare da dove nasce tutto...
(CC) Sono nato in un ospedale privato. Ero di 7 mesi. Ero prematuro. Sono nato in un bel periodo, gli anni Ottanta. Il benessere dell'Italia era consolidato. Era un Paese solido. Non c'erano ancora i social. C'erano poche distrazioni. I miei genitori mi stavano molto addosso in tutto: scuola, musica. La musica mi ha suggerito una via di fuga. E da lì è stata una continua fuga. 
(DC) Mi ha colpito il ritratto che hai fatto di tua mamma Carla. Nel libro spieghi che lei ha messo da parte le sue velleità artistiche per crescere i figli. Tu vorresti realizzare i suoi sogni...
(CC) Mia mamma aveva un potenziale molto inespresso. A casa mia c'erano tre generazioni che si scontravano: quella di mio papà Giovanni del 24, quella di mia mamma del boom economico e quella mia e di mio fratello. Mio padre frenava mia mamma e noi, i suoi figli. Io avevo notato questi contrasti. Quando i miei si sono separati ho capito che avrei potuto liberare anche mia madre dal suo senso di colpa. La musica mi ha salvato. 
(DC) Hai parlato di tuo papà e di tua mamma anche nella canzone PadreMadre...
(CC) Ora, guardando il video del brano, mi sono ricordato che avevo messo molte cose della mia vita: il pianoforte dove ho imparato a suonare, la casa di campagna, alcuni episodi della mia vita privata. Non mi ricordavo di essere stato così aperto in quel periodo della mia carriera. 
(DC) Sei cresciuto in una casa piena di regole...
(CC) Le regole sono state molto importanti. Una professoressa del liceo scientifico che frequentavo diceva: "Senza valori non si campa". È importante ripetere questa cosa, soprattutto ora, durante la pandemia. Quando ne usciremo, saremo in difficoltà, ma i valori ci aiuteranno. 
(DC) Quale valore ti porti dentro?
(CC) Aiutare e ascoltare gli altri. Mio papà, che era un dottore, trattava me e mio fratello come i suoi pazienti. I suoi pazienti erano i suoi figli. Quando sono andato all'inaugurazione di una piccola targa per lui, alle persone che sono stati suoi pazienti, ho detto solamente: "Io sono stato trattato come voi, per tutta la vita". 
(DC) Facciamo un passo molto in avanti: Poetica...
(CC) Per me è molto importante. Ha rappresentato un salto da un trampolino. Con questa canzone volevo alzare l'asticella della mia musica. Sono arrivato a quello che considero il punto di arrrivo della mia carriera. Poetica racchiude i miei amori professionali, il mio background. Rappresenta Dante che arriva al paradiso.
(DC) E' anche una canzone rivoluzionaria: è molto lunga, ha una coda altrettanto lunga...
(CC) Era totalmente in controtendenza rispetto alle altre. Volevo che facesse vedere ai più giovani che ci vogliono gli attributi per fare questo mestiere e per portarsi in nuove epoche della propria carriera. Sono cresciuto con la mia musica. Tutte le volte mi sono reinventato. È stata una sfida continua. Quando ascolto le mie canzoni ringrazio i cantanti che amo. 
(DC) A proposito di altri cantanti, in un capitolo del libro, parli del rapporto con Eros Ramazzotti. Lui ti è stato vicino dopo il tuo intervento alle corde vocali... 
(CC) Una delle mie più grandi soddisfazioni è essere rispettato dai colleghi. Mi piace moltissimo anche quando i rapper/traapper mi dicono che gli piaccio. Eros mi ha dimostrato affetto e rispetto. Mi è stato vicino dopo l'intervento alle corde vocali. In pochi sapevano di questo intervento. Un giorno sono partito per Amburgo. Mi sono fatto accompagnare da un amico. L'operazione è andata bene, anche se non ho parlato per un mese. In tutto questo Eros è stato molto carino. Mi ha scritto spesso.
(DC) Hai parlato di tutto questo nel capitolo Al telefono che prende il nome appunto dalla tua canzone...
(CC) Questa canzone è strana. È composta da più parti che si intersecano. Racconta una storia molto personale. Non è a favore o contro qualcosa. Penso infatti che ogni generazione abbia la sua tecnologia a disposizione.
(DC) C'è anche un capitolo dedicato a Nessuno vuole essere Robin che è la canzone più importante della tua vita...
(CC) In questa canzone mi sono messo in pericolo. Sono sprofondato dentro un baratro, ma ne sono uscito anche grazie alla scrittura.