Intanto affronta le sue identità: il “prigioniero” Michele, la “guardia” Caparezza e… i profili fake sui social. L’artista si racconta in questa video-intervista #atupertu che lo vede “in gabbia” proprio come sulla copertina del disco.
PRISONER 709. Il nuovo lavoro di Michele Salvemini in arte Caparezza parla di prigionia e libertà: “La gabbia è mentale ed è rappresentata dalla struttura alle mie spalle. Da qui io posso tranquillamente uscire, non ha sbarre, è fatta di cubi: quindi io potrei farlo ma non lo faccio perché c’è qualcosa dentro di me che non mi fa uscire. All’interno di questa gabbia, che è la testa, ho cercato di analizzarmi e di farlo sempre con metafore, citazioni e cose a me care: finora non l’avevo mai fatto”.
IL SINGOLO. Per dire basta alla prigionia mentale e all’autocommiserazione, il segreto è fare quello che “Ti fa stare bene”, attraverso un coro di bambini che consiglia come ritrovare la libertà: “Sì, il brano non dev’essere scambiato per un inno al qualunquismo o alla disinformazione, perché rappresenta ‘l’ora d’aria’ all’interno di un calderone più o meno claustrofobico. È la voglia di venir fuori da complottismo e mistificazioni, ma c’è un solo modo per farlo: è stare a contatto con i bambini perché loro sono avulsi da questo contesto, sono sempre felici, giocano, ridono e scherzano e quindi sono loro a darmi consigli per stare bene”.
MAX GAZZÈ. Nella traccia “Migliora la tua memoria come un click” il rapper unisce la sua personalità caleidoscopica a quella del cantautore romano, a sua volta noto per eloquio e intelletto: “Ci siamo sentiti al telefono un po’ di volte e abbiamo parlato di tanto. Interessi in comune? Non lo so, forse lo shampoo… A me lui è sempre piaciuto come artista, volevo la sua voce su quel pezzo e sono felice che abbia accettato”.
Ma quanto può durare una telefonata con Gazzè? “Non ricordo, però un bel po’, perché a entrambi piace colloquiare…”.
I TESTI. A due mesi dai concerti, Caparezza svela il suo particolare rapporto con la memoria e spiega che l’hip hop facilita lo studio dei brani: “Non riesco a memorizzare nulla che non siano le mie parole, oppure mi è più facile ricordare canzoni che non abbiano una struttura simile: nel rap ci sono agganci e appigli che mnemonicamente mi aiutano. Poi comunque ho scritto i miei testi talmente tante volte che va bè…”.
I SOCIAL. Di recente il cantante, in queste foto ritratto da Robert Ascroft, ha invitato i fan a fare attenzione e a seguirlo sui suoi canali ufficiali online, soprattutto sui social network e in particolare su Instagram: “C’è problema perché nel mio caso i profili finti hanno più seguito di me. Ho sempre chiesto educatamente di definirsi ‘fanpage’ perché vedo che addirittura dei miei amici scrivono agli account falsi e non so che cosa potrebbero sentirsi rispondere: non vorrei che questi fake si svegliassero il giorno dopo e creassero un partito nazionalsocialista e poi la colpa è mia!”.