I concerti nei palasport, al via da Ancona il 17 novembre 2017, passeranno pure da Milano e Roma: nella Capitale Max Gazzè e lo stesso Silvestri potrebbero ricevere un invito, come svela il rapper in questa video intervista #atupertu…
La clip parte da un gioco. In Prisoner 709 l’artista, curioso di studiare la psicanalisi, si sdoppia: Michele Salvemini è il prigioniero e Caparezza è la guardia. A queste domande sull’album come risponde Michele e come risponde il rapper?
In particolare riguardo alla canzone “Una chiave” che racconta un incontro con il cantante da bambino, che ha tutte le sue caratteristiche: è insicuro, timido e pensa di non essere capace di fare le cose e di vivere in generale…
Cosa ti fa stare bene?
MICHELE: “Scoprire, viaggiare, girare. Negli ultimi anni ho scoperto che mi piace molto viaggiare, è un modo per conoscere, estraniarmi ed entrare in altri contesti”
CAPAREZZA: “Salire su un palco, fare il mio spettacolo e cantare”
La voce di chi, tra voi due, è più presente nel disco?
MICHELE: “Non abbiamo misurato in termini di presenza, però credo che ci sia molto più io, soprattutto rispetto ai dischi precedenti”
Chi tra voi è il bimbo descritto in “Una chiave”?
MICHELE: “Sicuramente il bambino sono io e a parlargli sono sempre io. Gli infondo sicurezza dicendogli: a un certo punto troverai la chiave… In tanti si riconoscono in questo brano”
CAPAREZZA: “In questo pezzo sembro scomparire. Mi innesco per ridare sicurezza al bambino quando si parla dell’incendio, ovvero l’amore per la musica”
Questa immagine è stata postata su Instagram anche da Max Gazzè, che duetta con lui nel brano “Migliora la tua memoria con un click” e che potrebbe essere ospite del tour: “Magari quando andiamo a Roma un colpo di telefono glielo faccio, così se vuole salire sul palco, gli stendo il tappeto rosso”.
“È come se lui avesse sbloccato la situazione", racconta Michele, "Perché io non stavo scrivendo più, avevo rifiutato un sacco di featuring che mi erano arrivati e rischiavo di far saltare anche questo, a cui tenevo molto: io e lui una cosa insieme dovevamo farla, era da troppo tempo che ci stimavamo perché questo non accadesse. Dopo una prima titubanza, quando ho cercato di spiegargli che cosa mi stesse accadendo, lui mi ha detto: ‘Guarda, il pezzo che avevo in mente (‘La guerra del sale”, contenuto in ‘Acrobati’) in realtà è semplicemente basato su un gioco di parole; io ti do un termine, sale, e tu ci giochi, non dobbiamo per forza parlare di massimi sistemi’. Giocare con le parole mi ha sbloccato. Comunque io gliel’ho detto: hai una grossa responsabilità, hai liberato questo nuovo mostro. Una telefonata anche a Silvestri per il live a Roma? Sì, certo…”.