News10 gen 2020

Brunori Sas: il nuovo album Cip!, il tour, Elisa e Fadi a Sanremo. Video

In primo piano, il disco: “Ecco il mondo per me, senza filtri bellezza”

Brunori Sas, con il pettirosso sulla copertina del nuovo album Cip! - lanciato dai brani Al di là dell’amore e Per due che come noi -, vola al top su iTunes, prepara i concerti del tour 2020, firma le musiche del film di Aldo, Giovanni e Giacomo, parla del duetto con Elisa, di Fadi a Sanremo, di cantautori - da Lucio Dalla a Francesco De Gregori - e sardine.
Ecco la video intervista con 3 canzoni live, tra cui Il mondo si divide, e un resoconto del suo incontro Parla con Dario alla Casa degli Artisti di Milano, davanti alla sua “setta dei pettirossi” tra poesia, ironia e domande estratte dall'ampolla: “Il disco è un pretesto, volevo incontrare voi. Questa struttura ha ospitato gli ultimi mesi di lavorazione: sono arrivato a fine ottobre con pochi testi, partito dalla Calabria con i parenti preoccupati...”.

IN PRIMO PIANO: Cip! di Brunori Sas

CIP!. Il nuovo album apre il 2020, esce oggi e arriva subito al primo posto su iTunes: è prodotto dallo stesso cantautore con Taketo Gohara ed è registrato tra la Calabria e Milano. “Nel precedente 'A casa tutto bene'”, spiega Dario Brunori, “Parlavo delle mie paure personali, del cambiamento, della fine delle cose e del clima in Italia: paura e amore sono i motori che guidano il mondo, diceva John Lennon. In questo disco parlo quindi del secondo motore, l’amore nelle varie declinazioni, anche di coppia: mi sono imbarazzato a volte rileggendo alcune cose... La velocità del mondo non è per me, che ho un ritmo lento e continuo a vivere in un piccolo paese in Calabria: sento di essere costretto a un ritmo più veloce, quello imposto dalle macchine. Voglio resistere alla obsolescenza programmata dei sentimenti, raccontando la difficoltà e la bellezza di tenere in piedi le cose, anche quando mostrano le rughe”.
Sulla copertina c'è il pettirosso realizzato dall'artista Robert Figlia: “Il titolo Cip! esemplifica lo spirito del disco, che vola abbastanza leggero e guarda il mondo dalla prospettiva di un pettirosso, un uccellino tenero ma anche molto fiero: si fa valere”. La parola “mondo” ricorre in 3 titoli degli 11 brani del nuovo album: “Mi sembrava giusto che ci fosse una parola chiave, ho scoperto la sindrome della veduta d’insieme, riscontrata negli astronauti che riconsiderano la propria visione del mondo guardandolo dallo spazio, come accade in Fuori dal mondo: canto i rapporti tra le persone, il bene e il male, l'individuo e il contesto. Vorrei dare una prospettiva diversa: non dobbiamo sentirci fessi se perseguiamo il bene”.
AL DI LA' DELL'AMORE. “Ho sempre una tensione spirituale, pur essendo di natura pragmatico: la mia terra è molto contemplativa, ricca di conventi”, dice il cantante cosentino, “I video completano il discorso dei brani tramite le immagini: in Al di là dell’amore c’è il fanciullino di Pascoli, per recuperare un certo tipo di sguardo e religiosità. Volevo promuovere una visione poetica e spirituale, perché ho vissuto quelle cose sulla mia pelle. In alcuni scritti di Einstein ho ritrovato gli stessi pensieri, li ho riproposti senza formule noiose… Da disillusione e disincanto cerco di recuperare l'incanto, tramite il canto. L'incipit del brano, tra amarezza e sarcasmo, nasce dal fatto che ho partecipato a tante manifestazioni e a tanti contesti in cui si parlava della situazioni attuali e ho capito l'importanza del linguaggio: come si dicono le cose è più importante dei contenuti, anche per un cantante. Il ritornello del pezzo è una dichiarazione d’intenti per tutto il disco”.
PER DUE CHE COME NOI. L'ultimo singolo è la sua canzone d'amore più dolce? “Non lo so, lascio giudicare agli altri, sicuramente è una canzone d'amore che contiene una serie di elementi che hanno a che fare con la mia visione di questo sentimento e con la lealtà ma anche con la fatica e la bellezza di tenere in piedi le cose dopo tanto tempo”.
IL FANCIULLINO. La famiglia è uno dei valori più importanti per Brunori: la compagna Simona Marrazzo suona con lui sul palco ed è presente anche oggi. Se in tutto il disco aleggia il “fanciullino” di Pascoli, nel brano “Mio fratello AlessandroDario si rivolge alla propria amata cantando “Visto che un po' del mio sangue adesso è anche in te, mi prenderò cura di noi per curarmi di me”: è un brano autobiografico? “Sicuramente i brani hanno a che fare sempre con la propria biografia, anche quando possono travalicare. Mi piace che in questo pezzo, al di là della mia esperienza personale, parto da alcuni fatti della mia vita per raccontare un bel messaggio: molto spesso servire e prendersi cura degli altri è un ottimo modo per prendersi cura anche di se stessi”.
I BRANI. Il cantautore spiega come sono nate le canzoni: “Sono ozioso, non pigro, ho trovato questa distinzione in Jerome: mi piace non far nulla quando so che ci sono tante cose da fare, sono un procrastinatore recidivo, perché sono un narciso e un perfezionista; la sfida oggi è scrivere in un tempo rapido perché rapido mentre il mondo e i cambiamenti rischiano rendere obsoleti i tuoi brani. Stavolta ho fatto meno riferimenti all’attualità, mi sono spostato su un tempo meno definito. Alcuni brani li abbiamo realizzati alle officine meccaniche di Mauro Pagani a milano, oltre che all’università della Calabria e a San Fili, tra aprile e ottobre. Antonio Dimartino mi ha da sempre influenzato: in questo disco mi ha aiutato non tanto nella stesura dei testi ma più che altro mi ha fatto da specchio, perché scrivere è un’attività clandestina: abbiamo scritto insieme Al di là dell’amore, Quelli che arriveranno e Capita così. Sono felice di lavorare con lui e che il disco sia fatta da tante voci, come Taketo Gohara, musicisti e le altre persone tutt'intorno: non è sempre facile gestire più voci, perché sono maniaco del controllo, però qui c’è una bella attività collegiale”.
Cip! è il quinto album di Brunori Sas a circa 10 anni dal primo: nel 2009 il suo Vol.1 inizia con il brano “Il pugile” che dice “Ma tu non cogli l'ironia di questa mia strana poesia”: “Per me è come se Cip! fosse un bis del primo disco, non so se 10 anni dopo sono stato capito, però ho creato sintonia con la gente, c’è stato un percorso e tutto sta arrivando nel momento giusto, mi dispiace un po’ perché poteva succedere prima, ma ho allargato il pubblico nei modi miei, non ho mai inseguito un obiettivo di notorietà, avevo il desiderio di cantare a un pubblico per raccontarmi. Non c’è differenza tra Dario e Brunori Sas: quando inizi la scrittura è quasi un cestino in cui puoi mettere soprattutto le cose che non ti piacciono e che non riesci a dirti; quando cominci ad arrivare a tante persone, puoi avere la tentazione di togliere proprio quelle cose e invece bisogna continuare ad essere sinceri e a fotografare stati interiori, senza trucchi né filtri bellezza”.
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CONCERTI 2020. A marzo inizia il suo primo vero tour nei palasport: “Sì, ho fatto qualche ospitata con degli amici e questa cosa devo dire che mi ha convinto, perché è un'esperienza che non ho mai fatto: sono stato da Calcutta, Elisa, Lo Stato Sociale... Mi hanno fatto vedere un altro lato del palazzetto: una sorta di rituale collettivo e di esorcismo corale. Dopo 10 anni è bello farlo. Nel 2020 mi aspetto di poter incontrare quanta più umanità possibile, vorrei fare in modo di tenere insieme un'umanità bella e quindi creare le condizioni affinché persone belle si possano incontrare”.
ELISA. Com'è nato il duetto con la cantante in Anche fragile? “Ci siamo conosciuti a Sanremo l'anno scorso, dov'ero stato ospite degli Zen Circus. A lei era piaciuto molto il mio album 'A casa tutto bene', mi ha detto che le sarebbe piaciuto che io mettessi mano a uno dei brani del suo ultimo disco e in effetti è stata una bella esperienza perché mi ha dato tutte le tracce audio del pezzo e io ho giocato anche un po' a fare il produttore, per cui è stato sia un duetto sia una sorta di rielaborazione. Poi ultimamente l'abbiamo cantato nel suo ultimo concerto del tour a Roma, è stato molto emozionante”.
FADI E SANREMO. Intanto c'è un po' di Brunori al Festival di Sanremo 2020 di Amadeus: Fadi, artista prodotto dalla sua etichetta Picicca, è in gara tra i Giovani. “Sono molto contento di questo perché posso dire di essere stato io a far cantare la prima volta Thomas: a Bologna era sotto il palco, forse nel 2010. A un certo punto tutti facevano i complimenti a me mentre lui gridò 'Fate i complimenti anche a Simona!', allora io l'ho indicato e gli ho detto di venire subito sul palcoscenico per cantare un pezzo: lui, col suo spirito sempre molto gioioso, è salito su e ha cantato tutta una strofa della mia Guardia '82, per cui l'abbiamo battezzato. Sono molto felice, è una persona di grandissima sensibilità ed è bello che, soprattutto tra i ragazzi, emergano personaggi che emozionano”.
DE GREGORI E DALLA. Brunori racconta: “Ho conosciuto Francesco De Gregori finalmente, dopo che una volta, nel 2010, gli avevo dato il cd del mio secondo album 'Poveri cristi' all’autogrill, insieme a una rustichella: lui l’ha ascoltato e si ricorda di quella volta. Ho a che fare con quel mondo dei cantautori perché è l’espressione migliore della mediazione tra la canzone, strumento rapido e leggero, e la ricerca di un certo tipo di scrittura, di un tono empatico con le persone, come cantava Lucio Dalla in Balla balla ballerino: 'Che commozione, che tenerezza'...”.
SARDINE. Dario spiega: “Ho partecipato al primo meeting delle sardine a Cosenza: mi interessa recuperare un certo tipo di poetica e visione della vita, sono felice che ci siano queste forme di aggregazione, abbiamo finalmente una sorta di contro-movimento che ha a che fare con i ragazzi e con la passione, mi riservo di vedere cosa succederà, sono in osservazione”.
BATTUTE E FRASI
-“Nel percorso umano, quando tra gli adulti iniziano ad arrivare i bambini, il canto è sempre presente come funzione vitale: siamo vibrazioni. Gli artisti devono cercare di essere segnali stradali che indicano un punto
- “Non sono andato a Sanremo per rispetto dei colleghi... (ride, ndr)
- “Per me Giorgio Gaber è un punto di riferimento dal punto di vista della condotta: è sempre lì a mordermi la coscienza quando creo
- “Dopo 'È nata una star?', ho lavorato a un'altra colonna sonora, per il nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo” (“Odio l'estate”, in uscita al cinema il 30 gennaio 2020)
- “I talent show a volte rischiano di far perdere le peculiarità degli artisti, magari quando sono ancora molto giovani: penso a Motta, Iosonouncane, Lucio Corsi. Alessandro Fiori... Bisogna capire cosa vogliono fare nella vita, se pensano al successo come una conseguenza o come un fine. A 20 anni schifavo il mainstream e suonavo il metal, non avrei fatto talent: la gavetta è importante nella misura in cui ti prepara a esibirti di fronte a un pubblico, mettendoti in ridicolo; il pubblico ama chi va sul palco perché ne ammira il coraggio
- “'Nduja o peperoncino sbriciolato? La prima non è nata a Cosenza, siamo campanilisti!