Questa voglia di centralità della musica nei live si concretizza fin dai primi minuti dello show, quando Brunori si presenta “come nel 2009” [anno di inizio della sua carriera, ndr] da solo con le luci accese, suonando e cantando. "Il pugile” è la canzone scelta per cominciare la serata, nonché la traccia numero Uno del primo album in studio, "Vol. 1". Per "coerenza", il secondo brano in scaletta sarà "Il morso di Tyson”, presente nell’ultimo disco “L’albero delle noci”.
Per due ore circa, Brunori regala uno spettacolo libero, divertente, vivo, privo di artifici: non ci sono sequenze (“Ci sono due o tre click al massimo”). Non sono presenti neanche grafiche o altri contenuti multimediali, che potrebbero distrarre il pubblico dalla sua performance e da quella dei suoi musicisti.
Brunori improvvisa con le chiacchiere, le battute, ma anche con la parte suonata. Il suo obiettivo, d’altronde, è rendere unico ogni appuntamento dal vivo. Comunque è tranquillo nel non avere un canovaccio, perché ha tanti Brunoriani della prima ora davanti a sé e la band di sempre (compresa la moglie Simona Marrazzo) al suo fianco.
Nonostante sia il debutto di una tournée, Brunori riesce ad accantonare le paure e le incertezze e riesce ad emozionarsi su alcuni brani, come su “Per non perdere noi”. Questa è l’unica esibizione che viene affiancata da immagini. Mentre canta, sugli schermi laterali, scorre il filmato del matrimonio dei suoi genitori, Bruno e Mariangela, che hanno preservato il loro amore fino alla morte di lui, avvenuta nel 2007.
Brunori offre ai suoi spettatori un ottimo equilibrio tra momenti di commozione, come quello che riguarda sua mamma e suo papà, e momenti di ilarità e di riflessione. Gli occhi possono inumidirsi sentendo “Per due che come noi”, un pezzo che invita a non perdersi anche quando le cose vanno male, e dopo poco possono trasformarsi in due piccole fessure per le battute dell’artista. “Io sarei stato quattro, cinque mesi a riposo dopo quell’inferno ligure [Sanremo, ndr]. Che applaudite [dice al pubblico, ndr] è colpa vostra se sono qua. Io vi odio intimamente”, dichiara ironicamente, ad esempio. La bocca può aprirsi leggermente per lo stupore, perché ci si rende conto che le parole di alcuni brani del passato, come “L’uomo nero” del 2017, sono purtroppo attuali. Nell’incontro con la stampa che seguirà il concerto, il cantautore penserà al ruolo di “chi scrive” in questo “mondo difficile”. “Siamo in una fase di emergenza. Chi scrive deve chiedersi se quello che fa deve rimanere solo nell’ambito della scrittura creativa o deve essere molto diretto e netto e deve dire delle cose vere”, affermerà infatti.
In conclusione, Brunori porta sul palco la sua musica, la sua famiglia, la sua vita, le sue idee, il suo amore per la chitarra (“Nasco chitarrista”), insomma tutto se stesso. Dà così la possibilità di capire meglio chi è Brunori Sas: un ragazzo che è partito dalla Calabria, dalla gavetta, ed è arrivato con i “capelli bianchi” (e un brano per la figlia Fiammetta) a Sanremo e poi ai palazzetti italiani e che è stato sempre sostenuto dai familiari, dagli amici, dai musicisti e dai fan che lo chiamano affettuosamente Darione.
La scaletta della tournée che domani (domenica 16 marzo) approderà al Nelson Mandela Forum di Firenze:
(La foto di copertina è di Luca Marenda)