News15 dic 2020

Boomdabash: “Non faremo Sanremo 2021. Magari l’anno dopo...”

Biggie Bash racconta a Radio Italia: “Ecco come la musica ci ha salvato la vita”

I Boomdabash sono tornati con una raccolta che racchiude i loro 15 anni di storia. A presentarla in diretta su Radio Italia, in rappresentanza di tutto il gruppo, c’è Biggie Bash: in video-chiamata con i nostri Mauro & Manola, racconta com’è nata l’avventura nella musica dei Boomdabash, parla del rapporto speciale con Alessandra Amoroso, dell’avventura al Festival di Sanremo e, ovviamente, delle canzoni che fanno parte di “Don’t worry (Best Of 2005-2020)”, il nuovo progetto che prende il nome dall’ultimo singolo.
In questa raccolta ci sono 22 canzoni. Sono 15 anni che fate musica...
Dalla prima produzione ufficiale dei Boomdabash sono passati 15 anni. Se invece parliamo del tempo passato insieme, arriviamo a 20 anni perché ci siamo formai nel 2000. La nostra avventura musicale, poi, è iniziata nel 2005 e quindi abbiamo voluto fare un regalo ai fan con tutte le nostre canzoni.
Come vi siete incontrati?
Siamo nati e cresciuti in Salento. In quel periodo, più di 20 anni fa, eravamo in pochi nei paesini e nelle piccole realtà a fare musica. Io suonavo in una band punk e i Boomdabsh esistevano già con un altro nome. L’incontro con loro è stato inevitabile: abbiamo iniziato a condividere questa passione e io sono passato al ‘lato oscuro’.
Avete detto più volte: “La musica ci ha salvato la vita”. Cos’è rimasto di quella sensazione?
È una frase che si sente dire spesso. Nel nostro caso è vero, perché siamo nati in un contesto sociale in cui, in quegli anni, prendere una strada sbagliata era molto facile. La musica, invece, è stata la nostra strada giusta. Ci è rimasta la riconoscenza e la volontà di trasmettere questo messaggio ai giovani. La musica può salvarti veramente perché questo ha fatto con i Boomdabash: è sempre stato il nostro primo messaggio.
Nel vostro nuovo “best of”, ci sono anche 2 canzoni mai pubblicate su supporto fisico, “Danger” e “She’s mine”.
Stiamo parlando di 2 pezzi onnipresenti e tra i più richiesti nei nostri live. A parte i singoli brani, in questo progetto ci sono tante piccole ‘chicche’. Avremmo potuto metterne anche molte di più, ma abbiamo dovuto fare una cernita per non avere una tracklist di 30-40 canzoni.
Voi siete molto legati al reggae, ma nel nuovo singolo “Don’t worry” avete preso un’altra strada.
Non abbiamo mai fatto musica con i paraocchi e ci siamo lasciati sempre guidare dalle emozioni. ‘Don’t worry ha addosso un vestito di positività, di voglia di trovare la luce. Il mood ci è piaciuto subito tanto: il provino venne fatto quasi un anno fa e lasciato nel cassetto delle produzioni. Il periodo ci ha fatto pensare che ‘Don’t worry’ potesse dare una dose di positività.
Questo “Best of” arriva in un momento felice della vostra carriera. C’è stato invece un momento difficile?
All’inizio della carriera, in occasione dell’uscita dell’album di debutto. C’erano tantissime aspettative e subimmo un terribile furto dove ci venne rubato, oltre a tutta la strumentazione, anche il computer in cui era contenuto tutto il disco, compresi tutti i provini. Non avevamo le spalle forti come adesso: abbiamo dovuto rifare il disco da capo e un finanziamento per ricomprare tutto. È stato un momento in cui abbiamo temuto, ma abbiamo la testa dura.
Nel ritornello dell’ultimo singolo, c’è un coro di bambini: è un bel messaggio di speranza...
Una delle esperienze che abbiamo sempre fatto, ma che quest’anno purtroppo non potremo fare, è andare a trovare i bambini nel reparto pediatrico dell’ospedale di Brindisi. Noi andiamo ogni Natale e vedi situazione in cui una persona adulta avrebbe paura. Loro invece sono spensierati e hanno una tendenza naturale a non preoccuparsi: dobbiamo imparare da i bambini a dire ‘Don’t worry’, in tutte le situazioni della vita.
Ma che aria c’è nel Salento? Tanti artisti vengono da là, compresa la vostra amica Alessandra Amoroso.
Qua si cresce mangiando pane e musica. Alessandra, ormai, da parecchia anni non la consideriamo più una persona con cui lavoriamo, ma un’amica stretta. È una persona splendida, di un’umiltà eccezionale, e una grandissima artista.
Come avete fatto a realizzare l’ultimo album in questo periodo di lockdown?
Abbiamo fatto di necessità virtù. Oggigiorno, gli artisti lavorano grazie alla tecnologia: in questo momento, altro modo non c’era. Abbiamo un team di persone con cui siamo in costante collegamento ogni giorno e sono tutte persone che ci mettono sempre a nostro agio. Grazie alla loro professionalità, è stato possibile realizzare questo prodotto in un momento in cui tante cose sono precluse. Ci siamo messi sotto e l’abbiamo tirato fuori.
Al suo interno, ci sono tante collaborazioni. C’è un duetto che non avete ancora fatto ed è nel cassetto?
Il sogno più grande è Zucchero. Noi siamo suoi grandi fan, è un nome grosso ma mai dire mai.
In questa raccolta, però, ci sono anche 3 brani inediti, tra cui proprio “Don’t worry”.
Sì, gli altri sono ‘Marco e Sara’ e ‘Nun tenimme paura’, che sta ricevendo un feedback pazzesco: il pezzo è realizzato con Franco Ricciardi ed è il promo vero pezzo autobiografico dei Boomdabash, mette a nudo un lato che non era mai stato svelato finora. Racconta tutte le difficoltà che abbiamo avuto nella nostra infanzia/adolescenza, che non è stata facile perché siamo nati in un piccolo paese del nord del Salento in cui la realtà era molto difficile. Il pezzo parla proprio di cosa abbiamo vissuto quando eravamo molto più giovani.
Anche “Marco e Sara” rimanda agli inizi dei Boomdabash...
Il ritorno ai Boomdabash di prima si sente anche nella produzione del brano: dopo tanto tempo, abbiamo fatto una canzone con un ritmo più classico, vicino al reggae”.
Ma litigate mai tra di voi?
Prima che mi chiamaste voi, stavamo litigando! Il litigio ci sta, specialmente quando siamo in 4 e abbiamo un entourage di oltre 20 persone. Quando c’è la passione e un fine comune, però, tutto si mette a posto.
In questi anni, avete portato anche “Per un milione” a Sanremo: è stata un po’ la vostra consacrazione.
È stata un’esperienza incredibile, difficile. Sanremo ti sottopone a ritmi di lavoro pazzeschi: devi essere sempre lucido e cercare di dare il massimo. Però è stata l’esperienza più bella di tutti questi anni di carriera. Siamo cresciuti guardando Sanremo e sognando, da ragazzini, di salire su quel palco. Alla fine ce l’abbiamo fatta e abbiamo fatto una discreta figura. È stato un punto di arrivo ma, allo stesso tempo, un punto di partenza.
Sarete nel cast del Festival di Sanremo 2021?
Ve lo posso dire con certezza: i Boomdabash non ci saranno al prossimo Sanremo. Ci avevamo pensato, però avevamo troppi progetti, tra cui il best of. Sanremo è una cosa a cui ti devi dedicare al 100%. Per quest’anno è andata così, però vi posso dire che ci riproveremo, magari l’anno dopo.
Avete idea di fare un tour appena sarà possibile?
Ne parliamo ogni giorno. Purtroppo avere prospettive è molto difficile, però penso che, se ci mettiamo con un po’ di ‘sale in zucca’ e seguiamo le regole, la prossima estate saliremo su qualche palco. Dobbiamo pensare positivo. Nel nuovo anno ci impegneremo perché qualcosa si possa fare.
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