Qui ieri, per il taglio della torta, c’era gente davvero di tutte le età che cantava le tue canzoni!
“Dopo Sanremo, ho sbloccato le nonne… Che meraviglia! Prima, la mia quotidianità era diversa, mi riconoscevano solo i miei coetanei. Oggi, invece, è molto più trasversale la cosa, ma vuole esserlo anche la mia musica.”
Il tuo ultimo singolo “Vabbè ciao” parla una storia che sembrava dovesse iniziare, invece è finita subito…
“È una storia vera, nata da questa ragazza che si chiama Francesca. Dopo una sera, pensavo potesse partire qualcosa, c’era stato qualcosa, è invece no… Ma è nata una canzone, quindi... grazie Francesca! Poi lei è tornata, ma me ne sono andato io!”
È stato un anno incredibile: partiamo da Sanremo. La tua “Vai!” è appena diventata doppio Disco di Platino...
“Sanremo è stato impegnativo… ma è andata bene! Ho scoperto che ho più Dischi di Platino che anni!”
Poi, negli scorsi mesi, hai riempito anche i palazzetti...
“Sì, continuo a pensare al passato perché io ho iniziato davvero cantando nelle gelaterie di Genova: ci andavo con la chitarra, mi davano 20 euro l’ora e il gelato non era nemmeno offerto… Ci sono anche tornato, il mio sogno è offrire il gelato a chi è venuto a sentirmi nei palazzetti! Mi fa piacere che ora la mia musica sia arrivata alle persone.”
Ora c’è anche un tour estivo…
“Suoniamo ovunque, poi a novembre ci sono gli altri palazzetti.”
Ma a novembre c’è anche un live a Londra, il tuo primo concerto fuori dall’Italia!
“È la prima data di un ‘tour europeo’, è un sogno che si avvera. Io finora sono stato a Londra solo da turista, lì ho anche un amico con cui stiamo preparando cose in italiano e inglese. Poi, sono stato in America a scrivere con autori importanti.”
Le tue canzoni, a volte, sono difficili da cantare. Come nascono alcune idee come il “uh-uh” di “Vai!”?
“‘Vai!’ è nata sulla ‘Mulholland Drive’ insieme ad alcuni autori dei One Direction. È nata in poco tempo, eravamo presi bene sotto il sole di Los Angeles, eravamo un po’ inebriati. Quel ‘uh-uh’ nasce dal fatto che il mio inglese è molto accademico, mentre il loro accento è molto stretto, quindi a volte non ci capivamo.”
A Sanremo, c’è stata anche la tua bella esibizione con Roberto Vecchioni.
“Io devo tantissimo al Prof, mi ha dato un’occasione di ascolto importante. Quando abbiamo fatto le prove, non mi ha detto che mi avrebbe lasciato il palco, quindi mi ha colto di sorpresa. Io poi ho cantato senza in-ear, perché avevo bisogno di sentire il Prof con il cuore, senza cuffie.”
Lo senti ancora?
“Sì, gioco a ‘Call of Duty’ con suo figlio!”
Ci puoi anticipare qualcosa sui nuovi palazzetti?
“Abbiamo fatto un palco particolare, con una casa sul palco. Io non ho fatto nessun talent, sono partito proprio dalla cameretta… Registravo nell’armadio, con le cuffie! Pensando alla casa sul palco, poi, abbiamo aggiunto le altre stanze, è degenerato.”
È difficile arrivare al successo partendo dalla cameretta…
“Non avrei potuto fare un percorso alternativo, perché ho sempre lavorato sulla mia timidezza. Non mi sarei trovato a mio agio con un percorso televisivo canonico. Il web mi ha aiutato a non capire quante persone avessi davanti… È bello che sempre più persone possano avere una voce grazie al web, anche se ci sono pro e contro. Oggi è più difficile restare.”