DALLA PANDEMIA A SANREMO. “È stato un anno difficile che ci ha costretto a stare chiusi nelle case”, racconta l'artista, “In questa emergenza tremenda ho cercato di fare di questo disastro qualcosa di buono. Io scrivo tanto perché quando ho qualcosa da dire e da dare, dico e do. Mi sono trovato con una cinquantina di brani pronti. Ho deciso di tirarli fuori e regalarli alla gente prima di arrivare a questo album che rappresenta veramente me stesso. I pezzi si sono incasellati in maniera naturale. A Sanremo ho voluto portare uno show nello show perché il Festival è una mostra di generi musicali: per questo non ho presentato brani inediti”.
LO SFOGO. “Io fotografo quello che sento e quello che vedo, penso che tutti noi abbiamo molte personalità dentro di noi”, spiega Achille Lauro, “Allo stesso modo ogni mio progetto ha tanti piani di lettura, qualcuno vede solo la punta dell'iceberg. In studio sono ossessionato dal dettaglio, cambio anche i respiri e prima di far uscire qualcosa lo metto in discussione 100 volte. Sono cresciuto in un ambiente di artistoidi e figli di nessuno, c'era sempre qualcuno che scriveva molto bene: quindi prima di pubblicare qualcosa mi chiedo ogni volta se la mia opera è perfetta. Non mi interessa che tutti si rispecchino in questo album ma voglio che sia preso per quello che è. Il mio personaggio potrebbe sovrastare la musica? Non posso eliminare quello che sono, le canzoni parlano da sole”.
“Io non sono solo un costume o una parrucca: dietro c'è un mondo, un valore”, afferma con forza il cantante, “Non sono un modello o frutto di marketing, qualcuno pensa che ci hanno buttato con un calcio sul palco di Sanremo: io non dormo la notte e sono ossessionato da quello che faccio, amo la musica, amo immaginare un progetto, sul set sposto le cose e mi occupo sia delle comparse sia dei dettagli. Allo stesso modo tutte le persone che lavorano con me amano quello che fanno: non mi piace dire che faccio arte o poesie, siamo artigiani e avanziamo mattone dopo mattone. Oggi è difficile dare la giusta attenzione a tutto, per i social e per il continuo bisogno di novità: chi ha modo di fare un passo verso di noi, capisce davvero di cosa si tratta. Grazie a Sanremo più persone mi hanno compreso. Tutto quello che ho fatto l'ho fatto con tutto quello che avevo, senza l'aiuto di etichette discografiche né sostegno economico familiare: il mio saper fallire e andare avanti dipende proprio dal fatto che sono figlio di persone oneste che non hanno avuto quanto ci si sarebbe aspettato, a partire da mio padre, professore universitario. Roma è una città molto grande dove a volte la gente vive una sensazione di abbandono e malinconia, ma è anche piena di poesia, non a caso grandi artisti come Rino Gaetano e Franco Califano l'hanno vissuta. Devo ringraziare tutto quello che ho passato, la periferia e la mia città per quello che sono: rifarei tutto”.
L'ALBUM. “Dopo Sanremo e tanti altri dischi, questo lavoro ha una copertina minimalista, al contrario di ciò che ci si poteva aspettare”, dichiara Achille Lauro, “Inizialmente era un quadro, anzi una serie di 5 quadri, ognuno con una lettera di 'lauro' in più. il disegno dell'impiccato è la metafora della vita. La 'o' finale è rossa perché il gioco dell'impiccato non può concludersi con il nome completo, come tutti sanno: raffigura un nuovo inizio o il rifiuto di una fine imposta”. Il progetto si sviluppa a partire da due macro-temi che sono quello più intimo, “La tempesta dell'anima di tutti e in particolare la mia”, e quello più “sognatore”: “La mia malinconia di fondo appartiene al mistero della vita e dell'essere umano in generale, magari il mio carattere la accentua, mi mette alla prova”.
In particolare, ecco cosa rappresentano le 5 lettere del titolo “Lauro”:
- “La 'L' è associata al glam rock, un genere che ha ispirato la mia carriera, e rappresenta la scelta di essere: è un manifesto di libertà, della solitudine coperta da un trucco e dal costume”
- “La 'A' è il rock'n'roll: la voglia di cambiamento e rinascita, la parte spensierata del disco”
- “La 'U' è una risposta alla visione del pop come qualcosa di poco artistico”
- “La 'R' è il punk rock, l'anti-conformismo che combatte l'omologazione: ho sempre fatto il contrario di quello che tutti si aspettavano da me, in ogni scelta della mia carriera, anche perché altrimenti mi annoio. Non mi piace restare nella comfort zone. La mia vera fortuna è avere persone che hanno fiducia in me, dalla casa discografica ad Amadeus e Fiorello”
- “La 'O' è l'orchestra classica: la musica è qualcosa di profondo, ferma le mie personalità; gli orchestrali sono solisti che studiano da soli e poi portano la musica ovunque”
LE CANZONI. “Per me hanno un colore: i brani si guardano anche”, svela Achille Lauro, “Quando scrivo ho delle immagini in mente, che poi diventano tutto, dall'immaginario al videoclip. Inoltre cerco sempre la parola giusta, niente è lasciato al caso”. Quindi come nasce questo disco? “in maniera spontanea: molte frasi sono nelle canzoni e nel mio libro. Sono riflessioni sull'amore, l'attrazione sensuale, il cinismo, la sensazione di volere una vita da sogno. Guardo al passato con malinconia e al futuro come un sogno: non vivo il presente, questo è il mio motore di tutto. Magari non scrivo per 6 mesi, poi in 3 giorni faccio 2 album. La cosa bella degli ultimi anni del mio percorso, dove sono arrivato a un target più grande dai 12 ai 60 anni, è che non faccio una battaglia sociale: vivo prima di tutto una battaglia interna e stati d'animo forti. Le mie canzoni sono veramente spontanee: cerco di fermare quello che sono in quel momento. Mi sveglio la notte o la mattina con cose in testa e le appunto: quando finisce 'il getto' a caldo, colgo le sfumature più rare e analizzo a freddo, come in 'Marilù' e 'Solo noi'. Lo stesso vale per un pezzo come 'Me ne frego': è un pezzo spensierato ma è anche un manifesto di libertà. Le mie canzoni mi fanno tornare esattamente al momento in cui le ho scritte: per 'Marilù' sono stato sveglio 36 ore, ora mi fa pensare a quel momento con le serrande chiuse e gli spiragli di luce. Sono legami con la vita. Ho 30-40 pezzi già pronti alla finalizzazione e alla discussione con il mio team”.
Ecco la tracklist di “Lauro”: 1. Prequel. 2. Solo noi. 3. Latte+. 4. Marilù. 5. Lauro. 6. Come me. 7. Femmina. 8. A un passo da Dio. 9. Generazione X. 10. Barrilete cosmico. 11. Pavone. 12. Stupide canzoni d'amore. 13. Sabato sera. L'artista ci ha tenuto a presentare soprattutto 2 pezzi:
- Generazione X. “Fotografo la mia generazione, non ho fatto un percorso scolastico ordinario, praticamente non sono mai andato a scuola ma mi piace conoscere, mi metto vicino a chi sa e imparo. La mia generazione è molto simile a quella degli anni 80: spesso non crede al matrimonio né a Dio, forse i miei coetanei non sanno chi vorranno essere, vivono l'oggi e basta, cercano i soldi per arrivare a fine mese, non lavorano per essere chi vogliono essere, accettano la dipendenza dalla tecnologia. Ho bisogno di una continua ricerca, con il suo tormento: quando finisco una canzone per me diventa già vecchia, non esiste più. Anche questa continua ricerca fa parte della mia generazione. Allo stesso modo il brano 'Latte+' analizza il nostro mondo, la continua ossessione di avere qualcosa di più, compresa la tecnologia: così il momento creativo non si attenua mai, è la cosa peggiore del mio carattere ma è anche il mio motore di tutto”
- Femmina. “Parla del maschio che si nasconde dietro la virilità, magari in una situazione di stallo in una relazione, anche se la donna del brano è presentata un po' come una divinità. Essere uomo a ogni costo è pericolosamente comune, soprattutto dove sono cresciuto io, nella periferia estrema di Roma, dove forse le persone non sono istruite al rispetto della figura femminile, né preparate culturalmente: sono un po' allergico a quel mondo, ho avuto la fortuna di aver capito presto cosa volevo diventare; a 12 anni facevo le nottate a scrivere, anche nella comune dove vivevo, e a un certo punto mi sono detto che non volevo diventare come i più grandi che vedevo attorno a me, mi si è aperto lo spiraglio della musica”
4 FRASI, DA RENATO ZERO AL SUCCESSO. Ecco alcune dichiarazioni che aiutano a capire ancora meglio chi è Achille Lauro:
1. “Sono contento dell'endorsement di Renato Zero, sono d'accordo sul fatto che come lui ce n'è uno solo, d'altra parte la stessa cosa potrebbe valere per me. Ognuno di noi ha dato qualcosa di unico e originale, altrimenti lui non avrebbe ancora oggi un'identità così forte. Oggi cerco di aiutare con la mia musica ma anche concretamente, nel mio privato e nel sociale, le persone, le associazioni e le periferie da cui vengo”
2. “Sono stato influenzato da tantissimi generi. Ultimamente sono molto appassionato del mondo in stile Cristopher Nolan e Black Mirror, un po' fantascientifico, con un futuro un po' distopico. Per me l'ispirazione è ovunque, anche nel parlare con le persone. Niente nasce dal niente: tutti siamo il risultato di un frullato di ciò che siamo stati, l'identità è frutto di tante cose. Ho letto da poco 'I dieci mondi', un libro sul buddismo: credo in qualcosa di superiore, nel destino o nel fato o come vogliamo chiamarlo”
3. “Sono impegnato nella difesa dei diritti umani. Se dobbiamo immaginare un futuro, dobbiamo tutelarli e dare la possibilità ai giovani di capire che la scelta è possibile e doverosa verso il cambiamento: si può pensare in modo diverso, si può scegliere chi amare, si può fare musica come si vuole. Siamo in un momento di transizione della storia dell'umanità: chiudere le persone dentro recinti significa privarci di novità. Dovrebbe essere una priorità: siamo figli di troppi anni di stereotipi, significa che non abbiamo imparato niente”
4. “Il lusso che mi concedo è essere libero grazie al successo. Sono presente ma vivo cercando di costruire qualcosa, in funzione di quello che voglio sia il mio futuro”