News12 mar 2019

“Start”, Ligabue a Radio Italia: “Difficile tornare dopo l'operazione”

“Ho la fortuna di assistere a uno spettacolo migliore di quello che offro”

Start”, comincia l'intervista di Ligabue a Radio Italia. Alla vigilia del suo 59esimo compleanno, Luciano si apre e risponde alle domande dei nostri Manola Moslehi e Mauro Marino, in diretta dal Verti Music Place anche su Real Time: dalle novità del nuovo album ai prossimi progetti, sempre con uno sguardo al passato. Nel corso dell'intervista, Liga parla anche della sua famiglia, delle “sue donne” che brillano e delle difficoltà a tornare dopo l'intervento alle corde vocali.
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“Start” ha un titolo interessante: cosa vuol dire? È una nuova partenza?
Sì, è quello che penso ogni volta con un nuovo album, una ripartenza. È anche il nome che ho dato inizialmente al progetto quando facevo le mie demo: al computer, di solito, salvo il progetto iniziale come 'Start'. Ogni canzone alla fine è un inizio. Ed è bello che un 'ragazzino' come me possa dire 'start'!
Possiamo definirlo il disco delle tue prime volte? Va in controtendenza con i lavori precedenti: ci sono meno canzoni, ci sei tu in copertina e hai aperto a 20 fan le porte del tuo studio di Correggio.
Ci sono un po' di prime volte dentro. È la prima volta che metto la faccia in copertina, per non sentirmelo più dire dai miei collaboratori! Stavolta l'abbiamo fatta vedere in maniera chiara e sono contento: è una foto che racconta quello che c'è, i segni del tempo. Va di pari passo con l'essenzialità del disco: venivo da una serie di dischi 'pensosi', che avevano un filo conduttore importante. Stavolta ho deciso di fare un disco in cui non ci fosse troppa pensosità e che fosse più diretto. Credo vada dritto al punto.
All'interno ci sono 10 brani; solo un tuo album aveva così pochi brani... Una costante, però, è il passare del tempo.
È un tema con cui tutti facciamo i conti, nel bene e nel male. In 'Non è tempo per noi' si parla di una società in un certo momento. Ne 'Il tempo davanti', invece, parlo di memoria, di quando vedi i tuoi genitori da ragazzi, senza preoccupazione ma con tanta fiducia davanti. C'è molta tenerezza e lo racconto in questa canzone.
Il tuo nuovo singolo si intitola “Certe donne brillano”. Chi sono le donne che brillano nella tua famiglia?
Nella mia famiglia ce ne sono addirittura 3: c'è mia madre, che brilla ancora; mia moglie e mia figlia, a loro volta, fanno una bella luce. In questa canzone racconto di tutte le donne che brillano nella mia memoria, che ho avuto e che si fanno vive anche nella sofferenza.
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Hai affidato la produzione a un ragazzo, Federico Nardelli, che non ha nemmeno 30 anni. Scelta azzardata ma azzeccata: ha portato freschezza nella tua routine artistica?
Ho sempre cercato di non cadere nela routine. Ma è vero, ho provato a vedere come poter essere più diretto e chiaro con il suono. Ho conosciuto Federico, ma non avevo riferimenti chiari sulle sue produzioni: ha prodotto Gazzelle, ma era lontano dal mio mondo. Poi abbiamo fatto una demo e mi ha convinto immediatamente. È un ottimo produttore e, conoscendo la mia storia, è riuscito a leggere chi sarei potuto essere musicalmente nel 2019. E mi ci riconosco.
C'è anche tuo figlio in questo nuovo album!
Suona la batteria nel finale di 'La cattiva compagnia', dove un metallaro come lui si può sfogare. Lui ascolta metal pesante, praticamente io faccio il liscio per lui.
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Ci sono due brani che ci hanno colpito particolarmente: “Io in questo mondo”, che racconta il conflitto di un artista che deve andare sempre a 2000, e “Il tempo davanti”, in cui citi i tuoi genitori. Sono brani che scandiscono due tematiche importanti: il tempo e la situazione di un artista.
'Io in questo mondo' è una canzone in cui provo a dare una risposta a una delle domande che mi sento fare più spesso: 'Cosa provi quando sei di fronte a così tanta gente?'. Non riesco mai a dare una giusta risposta, perché qualsiasi aggettivo riduce la portata di quell'emozione. Con questo brano ho provato a raccontare la mia giornata, da una macchina che mi viene a prendere al momento in cui succede una magia. Tuttora mi capita la fortuna di assistere a uno spettacolo migliore di quello che offro: quello di chi ha la capacità di lasciarsi andare e di abbandonarsi all'emozione che esce dal confronto con le canzoni. Di fronte a questo, io non riesco a non distrarmi... e poi mi perdo il testo! Non è un caso che 'Io in questo mondo' sia uscita in questo album. Vengo da un periodo difficile: nel 2017, per me l'operazione alle corde vocali è stata molto dura dal punto di vista psicologico. Dovevo capire se sarei riuscito a cantare come prima. Ho spostato 32 concerti nei palazzetti, ma il pubblico ha conservato il biglietto per 5 mesi. Quel gesto di fiducia è stato molto importante. Per quanto riguarda 'Il tempo davanti', mi è capitato di avere tra le mani un filmino che qualcuno aveva girato con un vecchio Super 8: era la fine degli anni '60 e, nel boom di questo Paese, capitava che una famiglia andasse in vacanza in una frazione nell'appennino reggiano. Quel filmino riflette la gioia di vivere di una coppia di ragazzi poco più che ventenni; io ero bambino. È il ritratto di un momento gioioso: i miei genitori avevano sempre molta gioia di vivere, ma rivedere, a così tanta distanza nel tempo, la loro fiducia mi ha fatto molta tenerezza e ho sentito il bisogno di scrivere una canzone.
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Gira voce che succederà qualcosa all'Italghisa di Reggio Emilia, dove hai fatto il primo raduno con i fan del “BarMario”...
È il posto in cui abbiamo fatto il nostro primo raduno, è un ex-fonderia che poi è diventata discoteca. Ho deciso che era giusto suonare questo album, per la prima volta, per gli addetti ai lavori e per qualche centinaio di fan lì dentro. Sarà un concerto intimo, senza effetti speciali: solo musica e 2-3 luci. La voce è diventata ufficialità!
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Ci saranno anche dei live dal 14 giugno.
Torniamo negli stadi dopo alcuni anni, dopo Campovolo, Monza e i palazzetti. Chiunque mi conosce sa che non vedo l'ora. Sarà, come sempre, uno spettacolo che si impernia sui nuovi brani ma anche una festa con i pezzi più famosi. Devo ancora decidere se fare tutti i brani nuovi, compresi quelli che non ho messo nell'album, oppure no!
Che ricordi hai del tuo primo 45 giri con “Bar Mario” e “Anime in plexiglass”?
Un ricordo affettuoso, fu un premio per un concorso provinciale che vincemmo, mi sembra, nell'88. Era fatto, quindi, alla bene e meglio; poi vennero stampate mille copie che ora hanno un valore tra i collezionisti. Io non ce l'ho però!
Da lì è nata tutta la tua storia...
Non so se quello ha portato qualcosa, forse la forza di tenere botta. Non è facile quando non hai contatti con la discografia; al tempo non c'era internet, per cui era difficile farsi notare. Questo progetto che girava a livello locale, però, mi ha permesso di fare musica finché non ho trovato un contratto 2 anni dopo.
Nel 2020 saranno passati 30 anni dal tuo primo album “Ligabue”. Hai in programma dei festeggiamenti?
Credo che farò qualcosa nel cortile di casa mia (scherza, ndr). Vogliamo festeggiare i 30 anni, ma al momento non so ancora cosa faremo. In questo momento, sto facendo ancora 'due cosine': ci penserò e... farò girare una voce!
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Prima di lasciarci... auguri per domani!
Io non credo di essere scaramantico ma, se mi dovessero capitare delle sfighe, vi penserò!