Cantare a sei anni in un coro di voci bianche era per Leonardo un modo per sentire la propria voce ampliata, pi&ugrave; forte, sorprendentemente bella e maestosa.<br /> Poi la voce &egrave; diventata baritonale senza perdere la lucentezza iniziale ed ancora dodicenne, Leonardo Lamacchia sognava di calcare i palchi da solista, da crooner, come un piccolo Sinatra o un giovanissimo Bubl&eacute;. Cos&igrave; ha iniziato a studiare pianoforte, ad avvicinarsi &ndash; curioso e impaziente di crescere &ndash; a tantissimi generi musicali diversi: la musica classica e lirica, il rock e l&#39;indie-rock, la musica d&#39;autore italiana e francese. Adolescente &egrave; salito sul palcoscenico del Teatro Petruzzelli di Bari ed ha capito che nutrire quel sogno, custodire quella bolla magica nella quale era appena entrato, sarebbe stato l&#39;obiettivo della sua vita.<br /> Ora &egrave; autore ed interprete: scrive partendo dal pianoforte, per poter esprimere, narrare il suo vissuto, i suoi sentimenti in modo autonomo ed assolutamente personale. &quot;Ci&ograve; che resta&quot;, brano del quale &egrave; co-compositore insieme a Mauro Lusini (autore, tra l&#39;altro, di &quot;C&#39;era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones&quot; e, pi&ugrave; di recente, &quot;AAA cercasi&quot; di Carmen Consoli) e Gianni Pollex (autore di &quot;Straordinario&quot;), &egrave; la canzone con la quale si affaccia alla soglia del grande panorama musicale italiano.