News07 apr 2017
Da Emma ai Negramaro: gli artisti dicono basta alla guerra in Siria
Amoroso, Mannoia, Turci, Baglioni, Ruggeri per #EveryChildIsMyChild
Basta alla guerra in Siria. Emma, Negramaro, Alessandra Amoroso, Fiorella Mannoia, Paola Turci, Claudio Baglioni, Renato Zero ed Enrico Ruggeri sono alcuni degli artisti che aderiscono alla campagna “Every Child Is My Child” per dire al mondo “ogni bambino è il nostro bambino”. Gli appelli sono diventati virali sul web dopo l’attacco chimico a Idlib in cui sono morte 86 persone, tra cui 27 bambini.
Il messaggio lanciato dai cantanti italiani nei loro video è molto chiaro, accompagnato dagli hashtag “#EveryChildIsMyChild” e “#SyriaWarCrimes”. Emma ha dichiarato: “Voglio dire basta alla guerra in Siria. Ormai non si può più tacere. Ogni bambino è il nostro bambino”; anche Giuliano Sangiorgi dei Negramaro ha detto: “Basta così, basta”
Un post condiviso da Emma Marrone (@real_brown) in data: 7 Apr 2017 alle ore 01:12 PDT
Paola Turci, Francesco Renga e Nek si sono uniti al messaggio corale: “Voglio dire basta alla guerra in Siria perché ogni bambino è il nostro bambino e adesso non si può più tacere”. Claudio Baglioni ha chiesto di mettere “fine a tutto l’orrore che sta accadendo” e ha aggiunto: “Basta con queste guerre”.
Renato Zero ha scritto: “Come non affiancarsi allo sdegno per tali atrocità. Sono la vita e l'innocenza che chiedono giustizia!”, mentre Enrico Ruggeri ha dichiarato: “Quello che sta succedendo in Siria è terribile e intollerabile” e nel video ha aggiunto: “È ora di dire basta perché ogni figlio è mio figlio”.
Hanno detto basta alla guerra in Siria anche Giorgia, Annalisa, Nina Zilli, Max Gazzè, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e molti altri artisti, tra personaggi del mondo della musica e dello spettacolo. Le loro clip sono già state visualizzate decine di migliaia di volte.
Mentre i video-appelli a evitare altre stragi si diffondevano su web e social, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nella notte ha ordinato il lancio di 59 missili sulla base militare di Al Sharyat, da dove erano partite le bombe chimiche, anche per rappresaglia contro il presidente siriano Bashar al-Assad.
La comunità internazionale non è compatta: la Russia ha definito l’azione americana come un atto di aggressione contro uno Stato dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
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