Nell'introduzione, il cantautore bolognese immagina come sarebbe oggi, a 70 anni, Farrokh Bulsara, vero nome di Mercury, “con o senza baffi bianchi, con lo sguardo più fragile e addolcito dal tempo crudele, ma ancora pronto ad accendersi all’improvviso e a stupirsi di fronte alla bellezza di un’opera d’arte, alla leggerezza invisibile di un vaso giapponese esposto in una galleria, o ammirando la tela di un dipinto italiano in una casa d’asta”. Cremonini aggiorna Freddie sul “periodo straordinario e allo stesso tempo difficilissimo” sulla Terra e aggiunge: “La verità, Freddie, è che di voci e canzoni come quelle cantate e scritte da te, oggi ce n’è più bisogno che mai. Ci manca e continuerà a mancarci la tua sensibilità, il tuo estro, e cercheremo di non perdere quel tocco di follia che abbiamo fatto nostro adorando il tuo modo di essere artista, ma non smetteremo mai di cantare le tue canzoni”.
Con i Queen Mercury raggiunse le vette di tutte le classifiche, grazie a successi come “Bohemian Rhapsody”, “We Are The Champions” e “The Show Must Go On”.